05.10.2012 - ANDREA FRANCHI

E’ conosciuto per essere un ottimo polistrumentista, particolarmente legato alla carriera artistica di Paolo Benvegnù, con il quale condivide studi di registrazione e palchi da un decennio e con cui ha realizzato produzioni artistiche e scrittura di canzoni. Ma ha lavorato anche con Marco Parente, Manuel Agnelli, Alessandro Fiori, Enrico Gabrielli, Andrea Chimenti. Ora Andrea Franchi esce allo scoperto. E lo fa con un disco bellissimo, il primo da solista in cui, oltre alla batteria con cui i più lo identificano, suona la chitarra e altri strumenti nei dieci brani di cui è autore e produttore. LEI O CONTRO DI LEI (La pioggia dischi – Distribuzione Venus 2012). Sono coinvolti nel progetto altri ottimi musicisti, tutti sotto il nome Collettivo “Pupazi”. Andrea Franchi e i suoi sodali non si sono preoccupati di creare opere omogenee nell’arrangiamento dei brani ma di badare essenzialmente alle sensazioni che essi esplicavano. L’attenzione si è quindi concentrata su come affrontare le composizioni in modo pragmatico, facendo attenzione alle sfumature ed ai dettagli. Il Collettivo Pupazi è composto da: Marco Serafino Cecchi (batteria) Filippo Brilli (sax baritono e tenore, clarinetto basso) Matteo Bianchini (basso, clarinetto) Marco Burroni (basso) Andrea Franchi (voce, chitarra, organo) Nell’album hanno suonato anche altri musicisti ed amici: Riccardo Onori (chitarrista, compositore di Jovanotti), Alessandro “Asso” Stefana (chitarrista di Vinicio Capossela, Guano Padano), Guglielmo Ridolfo Gagliano (chitarrista e violoncellista di Paolo Benvegnù). “Parlare di un disco dopo averlo realizzato essendo totalmente coinvolti è sempre difficile. Specialmente se la costante tematica di questo lavoro è il doppio, gli opposti, gli arcani che si affacciano sul lato oscuro delle persone, di me stesso. Mi faccio domande e non esigo risposte. Mi domando dell’ingordigia, del cibo, delle piccole guerre di potenziali soldati, di distrazioni che all’apparenza sembrano piccolezze, noncuranti del fatto che sostituiscono le nostre attenzioni. E quindi cosa dire, come raccontarvi questa storia? Ad un certo punto mi abituai all’usanza familiare dell’essere remissivi, reticenti nel dire alle persone quello che si pensa veramente. Così, per difesa, vidi nella rivalità una salvezza, una fuga temporanea che permetteva di allontanarmi distrattamente da quello che amavo e che avevo vicino. Ho imparato ad essere più attento, evitando di comporre a mio piacimento l’individuo. Mi sentii invaso da tutto fino a responsabilizzare Dio. Che è un pretesto, quando non sai darti una spiegazione e quando sei l’unico responsabile di te stesso.”

Andrea Franchi – Cheng Wei

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