Non so che ne pensano i Maya, ma noi abbiamo decidere di aspettare la fine del mondo con le stupende canzoni di Cesare Basile, che ormai non ha bisogno di presentazioni. Se si parla seriamente di cantautori, Basile è tra i primissimi della lista.
E’ appena uscito il nuovo disco di Cesare Basile. Si intitola Sette pietre per tenere il diavolo a bada. Un diavolo che forse Cesare ha in corpo per via delle belle canzoni che, di volta in volta, riesce a fare. Probabilmente ci si gioca l’anima e il risultato lo si ascolta, lo si tocca, lo respira. Tinteggiato con pennellate bibliche e scenari infernali, le 10 tracce che compongono l’album sono impastate di pietre granitiche e Sicilia, squarci raccontati con parole non abusate, testi mai banali. Come già in passato alle sessioni di registrazione una serie di amici e artisti partecipano. Tra gli altri Enrico Gabrielli e Rodrigo D’Erasmo, Lorenzo Curti e l’inseparabile Marcello Caudullo. John Bonnar a curare l’arrangiamento d’orchestra, l’orchestra della radio nazionale macedone. Un disco impastato di Sicilia, non solo per “E alavò” cantata in parte in siciliano, per l’omaggio a Rosa Balistrieri e Ignazio Buttita (“A Sicilia havi nu patruni“) o per l’ultimo, bellissimo, capitolo di questa storia: “Questa notte l’amore a Catania”. No, non solo per questo, ma anche e soprattutto per una disperazione che da qui parte e diventa metafora: come lui stesso scrive, “una Sicilia in ogni dove, dove tutto è Sicilia”. Basile è “il cantautore” di questi anni. Un vero spettacolo ascoltare il suo cantautorato live tra Nick Cave e Leonard Cohen, ma sempre più Cesare Basile.