Per gli amanti delle sonorità anni sessanta tra folk rock e country questo è il gruppo giusto. Però sono anche estremamente moderni, tanto da far pensare a quelche critico di aver realizzato il più bel disco pop dell’anno. “Sono consapevole che usando frasi ad effetto si rischia di non essere presi sul serio, quindi se dicessi che i Green Like July hanno fatto il disco pop più bello che la nostra penisola abbia mai udito, incapperei in questo pericolo. Ma vi assicuro che non mi viene niente di meglio per descrivere questo “piccolo” capolavoro. Ed è un pop fatto di chitarre acustiche (ma non prive di mordente) e di ritmiche dolci che accompagnano le storie che questi ragazzi hanno deciso di raccontare, un po’ dei Bright Eyes persi nella nebbia della pianura padana, che dedicano canzoni a misteriose ragazze bionde incontrate per caso (Ballad For a Blonde Girl I Met in England) o a parchi gioco dove si può trovare l’amore (Grace On the Green Clad Hills); insomma una vera e propria summa del pensiero del perfetto indie-popper. E se volessimo continuare ad usare termini di paragone, da prendere “con le molle” visto la grandissima originalità della proposta, si potrebbe dire che i Green Like July sono stati capaci di catturare la migliore vena pop di un gruppo come i The Decemberist, e voglio dire non mi sembra poco, e quindi di un certo Morrissey più intimista. E se uscissero più dischi di siffatta maniera l’Italia sarebbe una nazione immensamente felice”